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Un comitato fondatore, insediato il 13 giugno 1886, lavora tutta l'estate preparando l'assemblea costituente del 29 agosto, nella quale viene votata la prima direzione. Presidente è don Luigi Bolner. Il debutto avviene il giorno di Capodanno 1887 con corteo fino alla canonica, dove viene eseguita la prima marcia. Maestro è Ermippo Sartori, che dirige anche la banda di Albaredo; è lui che fa i provini ai 64 candidati per assegnare lo strumento secondo le attitudini.

Quello degli strumenti è un problema grosso: Pomarolo si rivolge ad altre bande per averne di quelli vecchi, utili per un primo avvio, ma ben pochi rispondono. Ala tuttavia accetta di cedere qualcosa a prezzi di favore, ma si tratta di strumenti in usufruibili e non si conclude niente. E' solo la banda di Albaredo che cede una tromba, un corno segnale, una bombardina e un clarino. Il resto deve essere acquistato ex novo Il repertorio è vario e ogni programma viene quasi sempre aperto e chiuso con una marcia.

 

All'inizio del secolo, precisamente nel 1910, la banda partecipa al concorso di Mori e i giornali ne parlano in termini positivi. Nel 1911 si festeggiano in sordina i 25 anni della fondazione, poi scoppia la guerra e si riprende nel 1920, dopo una riunione tenuta il 23 gennaio e coordinata dal vicepresidente Luigi Chiusole. L'attività ricomincia e si arriva in piena forma a festeggiare il 40°, con gli strumenti rinnovati.Il 25 luglio 1926 la banda scende in paese per essere presente alla benedizione della bandiera, alla commemorazione dei Caduti e alla lotteria. Quindi concerto.

Nello stesso anno diventa sezione dell'Opera nazionale dopolavoro. Fra qualche flessione e riprese vivaci si arriva al 50° della fondazione in piena attività, poi la guerra e il 6 settembre 1945 la vecchia direzione decide di ricominciare, cosicché due mesi dopo 20 soci firmano il documento di avvio. Non è una vita facilissima, qualche abbandono indebolisce l'organico, ma il 1950 diventa l'anno del rilancio, con la conferma del maestro Carlo Candioli che prende in mano con regolarità la guida della banda già diretta in passato saltuariamente. Dalla scuola allievi scorre nuova linfa e tuttavia un secondo momento di stanca sopravviene dopo circa un decennio, tant'è che la banda si smorza nel 1962 ed esce dalla crisi solo nel '67. Nel 1976 celebra i 90 anni di vita rinnova lo statuto, poi entra nella sede nuova e arrivano le majorettes. Nel 1986 si festeggiano i 100 anni di fondazione E' questa un occasione storica davvero indimenticabile, un momento anche di riflessione sulla vita intera del complesso intitoato a Felice e Gregorio Fontana, confluito in una pregevole pubblicazione.

Quella "bacchetta" che in perfetta armonía, proprio nell'anno del centenario, passava da Attilio Gasperotti a Stefano Matuzzi, diplomato in tromba al Conservatorio di Verona, ha portato ad un sensibile rinnovamento del repertorio. I nuovi ritmi, le inedite combinazioni timbriche le melodie più aggressive di autori come J. de Haan o di J. Swearingen hanno richiamato tanti giovani, anche strumentalmente raffinati e soprattutto disposti a lavorare, a studiare, approfittando di quei corsi di specializzazione che la Federazione Corpi Bandistici della provincia di Trento, in collaborazione con la "Cooperativa Musicartista Trentina", mette a disposizione. L'organico si è così rinforzato, raggiungendo i cinquanta elementi, e soprattutto la banda si è potuta misurare in concorsi internazionali quali il "Flicorno d'oro" di Riva del Garda, esaltando qualità e bravura. Con il valore artistico si sono pure intensificate le uscite ufficiali anche all' estero (Austria, Germania, Bulgaria), supportate da quelle, majorettes che, istruite da Monía Pasini sono ormai parte dello spettacolo musicale.

Il traguardo dei 110 anni è occasione, per la banda, di nuove soddisfazioni, musicali e spettacolari. In sintonia con l'evoluzione tecnologica, ha presentato nel 1996 il suo primo compact disc realizzato con le più sofisticate tecniche d’incisione (dopo la musicassetta prodotta nel 1990) e si presenta al suo pubblico indossando nuove divise invernali, disegnate su antichi costumi pomarolesi.


 

 

 

 

 

 

 

PRESIDENTI

annopresidente
1886 Don Luigi Bolner
1889 Gianpio Adami
1905 Eugenio Maffei
1906 Angelo Angheben
1920 Rodolfo Adami
1921 Erminio Gasperotti
1922 Livio Baldo
1925 Rodolfo Adami Livio Baldo 
1927 Virginio Maffei 
1931 Mario Gasperotti 
1933 Guido Gasperotti 
1936 Guido Finarolli 
1938 Livio Baldo
1940 Giusto Candioli 
1947 Saverio Vicentini 
1948 Angelo Pedrotti
1955 Aldo Vicentini
1963 Livio Baldo 
1971 Renzo Gasperotti 
1980 Cesare Pedrotti Renato Gasperotti 
1982 Narciso Pedrotti 
1988 Attilio Gasperotti 
1995 Corrado Vicentini
1996 Luigi Pasqualetto 
2008 Rafffaele Sartori
2016 Lucia Vicentini

 

MAESTRI

annomaestro
1886 Ermippo Sartori Giuseppe Celva sottomaestro
1905 Eugenio Maffei
1909 Ettore Bonfioli
1910 Giovanni Baldessari Ferruccio Rigo Antonio Gasperotti sottomaestro
1920 Luigi Chiusole e Giuseppe Celva istruttori
1922 Valerio Adami Pietro Albertini Vittorio Adarni
1926 Gedeone Gazzini Vittorio Adami
1931 Lino Addobbati
1933 Vittorio Adami
1934 Carlo Candioli
1936 Giuseppe Patelli
1938 Fulvio Celva e Saverio Vicentini istruttori
1939 Silvio Oberosler Carlo Candioli Saverio Vicentini sottomaestro
1940 Carlo Candioli
1950 Saverio Vicentini sottomaestro
1956 Giuseppe Malfer
1957 Fulvio Celva Nereo Adami sottomaestro
1960 Saverio Vicentini
1961 Giuseppe Patelli
1969 Carlo Candioli
1975 Arturo Maffei
1979 Attilio Gasperotti
1986 Stefano Matuzzi

 

 

I FRATELLI FONTANA

FELICE FONTANA

Felice Fontana, forse il più noto, nacque il 15 aprile 1730. Sin da piccolo fu chiara in lui la passione del collezionista. Piante, insetti, minerali, tutto interessava il bimbo. I genitori, colpiti da questa sua attitudine, scartarono il loro primo progetto di avviano al sacerdozio mandandolo, invece, nella vicina Rovereto a studiare filosofia e lettere italiane e latine nella scuola pubblica e con Gerolamo Tartarotti. Più tardi Felice proseguì gli studi a Verona ed a Parma, poi presso le università di Padova e di Bologna specializzandosi in anatomia, fisiologia, fisica e chimica. Appena laureato, egli fece rhorno a Rovereto dove rimase per un paio d'anni, rinnovando i rapporti d'amicizia col Tartarotti ed altri intellettuali del tempo che, riconosciutone il valore nonostante la giovane età, lo vollero far socio dell'Accademia degli agiati. Nel 1755 Felice Fontana però volle ritornare a Bologna per approfondire le proprie nozioni in anatomia e fisiologia. Fu lì e in quel tempo che diede alle stampe la sua prima opera ed ebbero inizio quelle sue scoperte (lo spazio dell'angolo dell'iride, detto "Spazio di F.", il cilindrasse e la guaina mielinica del cervello e dei nervi, il nucleo delle cellule, la rigenerazione delle fibre nervose recise, il potere assorbente del carbone, un rudimentale audiometro, ecc.) che attirarono su di lui l'attenzione dei più famosi scienziati europei. Felice Fontana si trasferì poi a Roma per approfondire ancor più i propri studi naturalistici. Ma, poiché il clima non si confaceva alla sua salute, chiese ed ottenne la cattedra di filofia di Pisa. In quei giorni egli si applicò soprattutto all'approfondimento dell'anatomia, sezionò e studiò al microscopio la testa di numerosi esemplari di vipera scoprendo, per primo, le ghiandole del loro veleno.

 

 

 

 

 

 

 

 

GREGORIO FONTANA

Anche Gregorio Fontana, fratello di Felice, seppe conquistarsi fama ed onori, ma come matematico. Egli era nato a Villalagarina, dove il padre, notaio, si era trasferito per ragioni di lavoro, il 19 dicembre 1735. Accondiscendo al desiderio dei genitori, accettò di diventar sacerdote. Ancor ragazzo frequentò, ad Arco, il collegio aperto dall'arciprete Santoni, poi, a diciassette anni, si recò a Roma dove frequentò l'università di scienze sacre. Ordinato sacerdote entrò nell'Ordine delle scuole pie. Sia prima che dopo la laurea però egli si applicò con particolare impegno allo studio della matematica e della fisica tanto che, a soli 21 anni, venne incaricato di insegnare tali materie in un collegio romano. Vi rimase quattro anni alternando i soggiorni romani a quelli roveretani, durante i quali nel 1759 venne accolto come membro dell'Accademia degli agiati. Poiché alla sua salute non giovavano le arie di Roma, venne destinato, dai Superiori, al seminario di Senigallia, dove si dedicò all'insegnamento della fisica e della filosofia. Qui venne notato dal marchese Fagnani, celebre matematico del tempo, che, a dispetto dei contemporanei che lo accusavano di possedere un carattere invidioso, riconosciute le doti eccezionali del Fontana, lo prese sotto la sua protezione aiutandolo a divenire un sommo matematico. Era appena trascorso un anno da quando i due uomini erano diventati amici che Gregorio Fontana pubblicò, a Venezia, due trattati di "analisi sublime".